Scotti: la situazione sarà ingestibile
A Rozzano, hinterland milanese, quasi la metà dei suoi 45 mila abitanti è rimasta senza medico di famiglia. E quando si è cercato di correre ai ripari per coprire i 15 posti rimasti vacanti il concorso è andato deserto. Spostiamoci a Verona, dove Alberto Vaona racconta: «Arrivano nei nostri studi verso sera, sono i pazienti orfani del medico di famiglia e non sanno da chi farsi prescrivere farmaci e certificati. Sento di colleghi che trascorrono le notti a fare ricette e la situazione fino al 2025, con i pensionamenti in arrivo, andrà ad aggravarsi». E non si creda che siano casi limite, perché secondo la stima ultima del Cnel ne mancano almeno 10 mila, tanto che per coprire i vuoti si sta facendo ricorso anche ai corsisti. I numeri raccolti da Istat e Agenas raccontano di una grande fuga, che dagli oltre 46 mila del 2002 ha portato a 42.426 medici nel 2019, a 41.707 nel 2020, a 40.250 l’anno successivo per arrivare da qui al 2025 a contarne solo 36.628. Qualcosa come diecimila in meno in 12 anni, durante i quali la popolazione sarà pure leggermente diminuita, ma è anche invecchiata. E sono proprio gli anziani a fare più spesso visita agli ambulatori dei camici bianchi del territorio. Il problema è che già oggi la maggior parte di loro ha oltre 25 anni di servizio alle spalle e il ricambio generazionale non è in vista all’orizzonte. Anzi, secondo l’Enpam, l’ente previdenziale dei dottori, i giovani formati da qui al 2031 copriranno solo la metà dei 20 mila medici di famiglia destinati ad andare in pensione, visto che oltre il 50% di loro ha già più di sessant’anni. «Entro il 2026 avremo 15 milioni di italiani senza medico di famiglia: oppure ognuno di loro dovrà assistere 2.500 pazienti. In entrambi i casi – spiega Silvestro Scotti – la situazione sarà ingestibile».
Fonte La Stampa